Ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
Cinque famiglie rom rumene contro l’allentamento forzato da Lungo Stura Lazio, una delle favelas presenti nella Città di Torino.
Torino, 19 marzo 2015
L’Europa sembra dare segnali contraddittori: da un lato contesta i campi sosta e spinge i Governi verso il loro superamento, dall’altro sospende lo sgombero di Lungo Stura Lazio a Torino.
Decine sono le città che negli ultimi mesi hanno sgomberato con le ruspe numerose aree di sosta. Torino si deve fermare nonostante lo sgombero arrivi dopo l’attivazione di un progetto che agisce per attuare vere politiche di inclusione abitativa e lavorativa
La Città di Torino, d’accordo con la Prefettura, ha scelto di utilizzare i fondi accantonati dall’allora Ministro Maroni, un mix tra fondi europei e nazionali, per la cosiddetta “emergenza rom”, dando una risposta alla situazione di degrado dell’area di Lungo Stura e portarla alla sua chiusura definitiva attraverso una gara d’appalto aggiudicata al progetto ‘La Città Possibile’.
Nonostante le azioni di progetto siano iniziate ormai da più di un anno, la Procura di Torino ha deliberato lo sgombero totale dell’area posta sotto sequestro, indipendentemente dai tempi indicati e dalle azioni condotte dagli operatori del progetto.
Ciò ha aumentato le tensioni già presenti fin dall’inizio delle azioni progettuali in quanto non tutte le famiglie che abitano sull’area sono stati identificati dal Comune come beneficiari del progetto e quindi non nella possibilità di utilizzare i servizi proposti.
Ben 303 persone hanno avuto e avranno, attraverso la sottoscrizione di un patto di emersione con la Città, la possibilità di lasciare le loro baracche del campo e entrare in situazioni abitative migliori anche se molto diverse tra loro.
Criterio cardine dell’essere o non essere beneficiario è l’intenzione della famiglia di operare attraverso attività lavorative in modo legale, scolarizzare i bambini e impegnarsi in corsi di formazione per imparare l’italiano, condizione fondamentale per trovare un’occupazione
Il disagio era inevitabile e già ben conosciuto nelle premesse del bando visto che si andava a proporre soluzioni a numeri inferiori rispetto alle presenze nell’area Non dobbiamo negare che per molte famiglie sa preferibile rimanere al campo perché non pagano alcuna utenza. Il ricavato delle loro attività viene inviato in Romania per sostenere i loro figli e gli anziani. Scelta discutibile anche perché tutti si dichiarano contro le aree di sosta che diventano in poco tempo dei veri e propri ghetti.
‘L’autonomia di un individuo passa attraverso la capacità di rispettare le regole e di far fronte puntualmente alle spese legate alla casa e alla famiglia’ dichiara Jonko Jovanovic, vicepresidente nazionale Associazione AIZO rom e sinti.
La denuncia alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo arriva all’improvviso “ in quanto nonostante le difficoltà e la presenta di circa 4,.000 rom e sinti, la Citta di Torino non ha mai voluto decretare l’allontanamento dei rom anche se non può risolvere il problema alla radice – afferma Carla Osella, Presidente Nazionale di A.I.Z.O. associazione di rom, sinti e gagé che da più di quarant’anni agisce nella difesa dei diritti e nella promozione dei doveri – I campi non sono un problema solo del Governo Italiano ma di tutta l’Europa. Finché non verranno realizzati tavoli internazionali su questi temi che vedano i rom tra i primi a lottare per i loro diritti affiancati dalle associazioni di rappresentanza, le situazioni non solo non si risolveranno ma rischiano di peggiorare” conclude.
Ufficio Stampa A.I.Z.O.
Per contatti: 348-8257600
ufficio.stampa@aizo.org