Provano a rapire una bambina per darla in sposa al figlio
Hanno tentato di rapire una ragazzina di 11 anni per darla in sposa ad uno dei loro sei figli. Ma a Ljubisa Vasic e alla moglie Mira Stojanovic, due rom slavi, è andata parecchio male. Perché quella che aveva pensato come loro futura nuora si è ribellata ed è stata liberata dai genitori. Risultato del blitz? Il 49enne Vasic e la Stojanovic, 43 anni, domiciliati nel campo di via Moglia, a Settimo, sono stati arrestati dai carabinieri di Ciriè con la pesante accusa di «tentato sequestro di una minorenne».
La «sposa bambina», pure lei nomade di origini slave, vive in una casa di San Carlo Canavese. Adesso deve andare a scuola, poi un giorno, si sposerà con un ragazzo che ama. Io non voglio per lei matrimoni organizzati» taglia corto la madre
della giovane. Una donna energica che aiuta don Paolo Burdino nella parrocchia del paese e vuole che i suoi tre figli crescano inseriti nella comunità.
Una scelta che serve a cancellare anche paure antiche, come quella che tre settimane fa convinse un uomo di Borgaro ad inventarsi il tentato rapimento di suo figlio durante una fiera. Il colpevole? Ovviamente uno zingaro. Ai carabinieri l’uomo ne indicò uno sulle fotografie segnaletiche. In un attimo riaffiorò il tema della difficile convivenza con il campo nomadi di strada Aeroporto. Poi si scoprì che l’operaio di Borgaro si era inventato
tutto.
Eppure il fenomeno delle spose bambine esiste da sempre. «Ma undici anni sono un po’ pochi davvero – riflette Carla Osella, la presidente dell’Aizo, l’Associazione italiana zingari oggi – La gente può anche non condividere questi metodi, ma a volte succede». Di solito, ha raccontato la madre della bambina, quando i clan sono d’accordo, i genitori dello sposo pagano dai 50 ai 100mila euro alla famiglia della ragazza e «il contratto» si conclude. «Ultimamente, però, i soldi scarseggiano e si ricorre sempre di più alle fughe d’amore tra i ragazzi – ammette la Osella – Quando ritornano, le famiglie si incontrano e trattano. Si spendono 3 o 4 mila euro per la festa di matrimonio e l’affare va in porto». In caso contrario c’è il rapimento.
La storia, però stavolta è chiara. Il blitz è scattato qualche giorno fa quando Ljubisa Vasic e Mira Stojanovic vanno al campo di San Carlo Canavese e si appostano. Sono quasi le 20 quando la madre manda la ragazzina a raccogliere dei panni davanti a casa. È a quel punto che sbuca una Opel di colore scuro che affianca la bambina. Scende una donna: «Dai, sali, sali, non avere paura». Afferra per un braccio la bambina e cerca di trascinarla sulla macchina guidata da Vasic, sulla quale ci sono anche due altri adolescenti. La bambina si mette a gridare e in suo soccorso arrivano la mamma e il papà che riconoscono Vasic, conosciuto alcuni mesi prima da un parente, a Leinì.
Liberano la figlia e la Opel, con targa croata, parte in direzione di San Francesco al Campo. I genitori di Marica avvertono i carabinieri. Ma la Stojanovic tenta di crearsi un alibi presentando ai carabinieri di Volpiano una denuncia di rapina che avrebbe subito Vasic, scippato da alcuni parenti della bambina. Per questo – dicono – eravamo a San Carlo, per farci ridare 220 euro. Una menzogna che dura poco. Vasic e la donna finiscono in manette.
Da La Stampa del 04/11/2014