Rom e Sinti oggi – numero 5 – 2021
Leggi l’Editoriale di Carla Osella del numero di Novembre / Dicembre 2021
Il bambino di Betlemme
Natale è ormai vicino, le strade delle città sono illuminate come segno di festa e soprattutto per invogliare le persone a fare acquisti, in quanto tutti sono d’ accordo che l’economia non deve fermarsi nonostante le difficoltà create dal corona virus.
Malgrado questi disagi anche quest’anno festeggeremo il Natale.
Qualcuno parla di una nascita speciale, quella di Gesù Bambino altri di una festa generica, con Babbo Natale, ma ci sono anche coloro che non possono permettersi di celebrare alcunché.
Quante persone passeranno il 25 dicembre in ricoveri fatti di cartoni, i più fortunati hanno trovato un posto sotto i portici, altri invece sono costretti a stare all’aria aperta, dove, per riuscire a scaldarsi e a difendersi dal freddo, devono accendere un fuoco con qualsiasi materiale.
Guardando a queste scene come non pensare a quanto con maestria Dante, il grande Poeta, ha raccontato in modo mirabile descrivendo i gironi dell’ inferno:
“per me si va nella città dolente, per me si va nell’eterno dolor, per me si va dalla perduta gente “, ma chi è la gente perduta che cita?
I fragili, chi fa fatica a vivere, tempo fa in una delle nostre favelas italiane ho incontrato una bimba costretta a stare tutto il giorno nel letto della sua baracca a causa del freddo perché la sua famiglia non aveva alcuna stufa per scaldarsi.
Su una montagna di immondizia notavo un gruppetto di bambini che giocava saltando tra rottami di ogni genere, ridevano in mezzo a tutta quella sporcizia e poi usavano come uno scivolo una vecchia porta di legno, come se fosse neve, ma neve non era…..
Poco lontano un ragazzino rompeva con l’aiuto di un cacciavite una trappola per i topi, ai suoi occhi sembrava un giocattolo speciale, era curioso di sapere cosa c’era in quella scatoletta nera.
In questo luogo bisogna fare molta attenzione a non scivolare nel fango: la pioggia ha trasformato in melma la strada sterrata, trovo una baracca che al posto della porta ha una coperta umida tenuta ferma da alcuni copertoni di un auto.
Si sente una musica che mette il desiderio di ballare e sembra volerti portare lontano da questo contesto che può creare invece, in molti, timore.
Mi avvicino pian piano e da un grande buco del muro di cartone si vede la festa, appena mi vedono mi invitano ad entrare e a festeggiare con loro la nascita del loro primo figlio: la giovane mamma di appena quindici anni lo va a prendere dove sta dormendo su un vecchio materasso e me lo mette in braccio! Prendo il fagottino con cura, ha il viso scuro e dorme beato in mezzo alla musica a tono alto che sveglierebbe un morto.
Tutti sorridono e fanno un brindisi per il nuovo arrivato, mi dicono che si chiama Dylan, ma per me è Gesù, il rom.
Già, non può essere diverso, Lui è nato a Betlemme 2021 anni fa in una abitazione particolare dove trovavano ricovero gli animali, e qui, lontano dalle luci festaiole della città, vivono tanti bambini in abitazioni indegne.
Bisogna avere un forte desiderio di vita per poter festeggiare in queste condizioni.
Tonino Bello scrive sul Natale in maniera dura “Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista e assurda, senza verticali e vi conceda la forza di inventarvi una esistenza carica di donazione…, Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e vi faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio…“