Rom e Sinti oggi, maggio – ottobre 2023
“Rom e Sinti oggi“, rivista politico-culturale a cadenza bimestrale, si propone di informare su ciò che avviene nel mondo rom e sinti in Italia ed in Europa: cronaca, cultura, leggi, progetti di interesse nazionale, esperienze varie e studi di approccio antropologico e psicopedagogico.
Editoriale di Carla Osella
Quando l’antiziganismo è interno
Non avrei mai voluto scrivere questa riflessione, ma per motivi di giustizia non posso tacere e neppure fingere che niente sia successo, so in anticipo che qualcuno preferiva che non se ne parlasse. A Torino negli ultimi anni sono state chiuse varie aree di sosta: nell’agosto 2021 l’area autorizzata di via Germagnano 10, altre aree di sosta abusive. Stessa sorte è successa con la chiusura nella prima parte di strada Aeroporto (agosto 2023) per intervento della Procura della Repubblica per inquinamento ambientale e 21 rom sono stati condannati da due a tre anni di carcere. L’episodio che racconto si è svolto il 6 maggio, la festa di san Giorgio, il Giurgestan per i rom, ricorrenza particolarmente cara ai bosniaci che segna l’ inizio della primavera, da celebrare con una grande festa che dura abitualmente tre giorni. Festa copiata dalla cultura contadina slava come d’altronde tante altre che vengono, come dicono loro, “zingarizzate”.
Quella mattina alcuni camper e camioncini, con a bordo una trentina di persone tra cui la maggioranza bambini, hanno scelto di tornare al campo di strada Aeroporto.
Quando il gruppo dei veicoli sono andati ad accamparsi sul terreno davanti al campo e perciò lontano dalle abitazioni degli altri rom, è arrivato un giovane rom (conosciuto da tutti con un nome francese), che ha intimato loro di andarsene perché di lì dovevano passare le donne, al mattino, per andare a prendere il bus.
Si capiva che stava trovando una scusa affinché non si fermassero, poi quando ho spiegato loro che lui non aveva alcun diritto di allontanarli in quanto l’area era di proprietà dell’amministrazione comunale, ha cominciato ad urlare e a minacciarli cosicché i bosniaci, impauriti, per non peggiorare la situazione hanno deciso di spostarsi sulla strada vicino all’ingresso del campo. Il padre del ragazzo è intervenuto cercando di allontanarlo per far scendere la tensione, ma lui davanti a tutti ha minacciato il padre cercando di picchiarlo.
Una scena del genere non si era mai vista: un figlio che alza le mani sul padre, che cercava di spiegargli che i ‘turchi”, come chiamano loro i bosniaci, erano andati a scuola insieme ed insieme a loro aveva giocato, ma soprattutto erano stati per anni vicini di casa.
Anche le donne non sono state indifferenti, hanno infatti caldeggiato l’allontanamento capeggiate da “X” e da un gruppetto di bambini. “X” è arrivata minacciando ed urlando, ribadendo la sua paura e la necessità di difendersi da loro, sembrava una scena da film.
Ho quindi in seguito parlato con lei per chiedere spiegazioni in merito e mi ha risposto che loro erano sporchi….affermazione macchiettistica, visto che a distanza di tempo da quando i bosniaci se ne sono andati, vicino ai loro cassonetti, l’immondizia straborda.
Questa scena … indefinibile… porta alla ribalta l’incapacità di parecchi rom di gestire rapporti positivi tra i sottogruppi, non sanno porre fine alle questioni e la Kris che gestiva i conflitti e le infrazioni delle tradizioni viene convocata di rado, e poi sono scomparsi gli anziani che avevano questo compito.
Tra i rom si parla spesso di antiziganismo, ma poi loro stessi ripetono la stessa situazione.
Un segnale invece positivo quando ho visto, pochi giorni fa all’uscita da scuola, una bambina korakanì correre per abbracciare fortemente una daxikanè, segno di un futuro possibile, per una popolazione che fa difficoltà ad essere accettata, ed è bello che siano i bambini gli operatori del cambiamento.