Roma, rogo nel campo nomadi
Domenica sera, 6 febbraio 2011m presso un micro campo abusivo situato sulla Via Appia a Roma, quattro bambini sono morti, bruciati nell’incendio divampato nella baracca in cui stavano dormendo.
Non si può dire che hanno perso la vita, perchè quello capita a chi la vita ce l’ha tra le mani, non a chi sopravvive e galleggia nel mondo in situazioni degradanti, ghettizzato e invisibile.
Non li ha uccisi solo l’incendio, quello è stato una conseguenza.
Il sindaco Alemanno ieri e oggi ha alzato la voce, colpevolizzando la burocrazia che ha bloccato il suo Piano Nomadi, e chiede trenta milioni al Governo per poter andare avanti con il suo progetto, che pero’ è fallimentare, inadatto alla risoluzione reale della situazione inerente il popolo rom presente sul territorio italiano.
Il Presidente Napolitano ha incontrato i genitori dei piccoli rom e la sorellina superstite, dicendo con forza e commozione che “ queste povere persone da accampamenti di fortuna, degradati e insicuri, debbono essere tempestivamente ricollocati in alloggi stabili e dignitosi”.
Intanto Alemanno chiede che vengano assegnati poteri speciali al prefetto, ma l’unica cosa speciale e utile sarebbe una volontà politica per la risoluzione dei problemi.
La dott.ssa Carla Osella, Presidente dell’A.I.Z.O., associazione che conosce bene e da tempo la realta’ del popolo rom e sinto, propone tre ricette per Roma.
- Prima di tutto il censimento delle presenze reali nelle aree abusive della città.
- In secondo luogo suggerisce la linea che il Prefetto di Roma, appena riconfermato Commissario straordinario per l’emergenza nomadi, dovrebbe tenere: requisire piccoli siti dove si possano assegnare moduli abitativi per poter accogliere gruppi formati da 40/60 persone, affinchè gli sgomberati non vengano sistemati nelle aree di accoglienza, le “tendopoli” fornite dalla Protezione Civile, perchè la sistemazione sarebbe inadatta, precaria e non risolutiva.
- Infine è necessario che il Prefetto si adoperi affinchè i Comuni dell’area metropolitana accolgano piccoli gruppi famigliari e li inseriscano in abitazioni reali.
Dopo la tragedia le persone presenti nel campo abusivo sono state sgombrate e portate in una struttura di accoglienza del Comune, i genitori dei bambini bruciati,denunciati dalla Polizia per abbandono di minori.
Che fine faranno?
I lavori iniziati su mandato di Alemanno e della sua Giunta per la costruzione di un’area attrezzata è bloccato da mesi per il ritrovamento, durante gli scavi, di una tomba romana.
Ma la tombe dei bambini rom riusciranno a bloccare le parole vane, le dichiarazioni d’intenti mai messe in atto? Bisogna morire per far mandare avanti politiche di inserimento sociale e di sostegno della diversità culturale affinché l’integrazione possa avvenire?